Tanto tempo fa parlando con uno che mastica, e molto, di cani mi sono ritrovato a parlare della razza fra le razze e lui mi disse: secondo me non si può definire in nessun modo il Pastore Tedesco, perché il Pastore Tedesco lo ammiri, lo apprezzi, ma soprattutto lo vivi. Si fonde con te in un binomio unico e inscindibile fino a compenetrarti e a strapparti l’anima quando il destino te lo porta via. Del Pastore Tedesco ricordo ogni singolo istante dell’avventura che per tanti anni mi ha legato più o meno attivamente a questa razza che, ovviamente, amo profondamente tutt’ora. Dagli storici roboanti raduni di razza con centinaia, anche migliaia di soggetti iscritti, ai grandi successi italiani anche nella terra d’origine la Germania, uno fra i tanti MAX DELLA LOGGIA DEI MERCANTI. Mentre il soggetto che ricorderò sempre – continua – è stato YAGO WOM WILDSTEIGER LAND, mi ha fatto sognare all’epoca e mi piace ancora. Del Pastore Tedesco si è detto tanto, tutto e il contrario di tutto non di rado senza conoscerlo come sarebbe necessario. Ma cosa ricordi – insisto – del “tuo” Pastore Tedesco? Due episodi su tutti. Il primo quando parlando dell’affidabilità caratteriale della razza l’allora Presidente della SAS, non chiedermi chi fosse sono passati troppi anni, nel corso di un raduno, rispondendo a un giornalista che chiedeva se fosse una razza adatta a tutti rispondeva: ogni anno in Italia vengono allevati e iscritti almeno 15.000 cuccioli, pensi che qui oggi ci sono forse mille soggetti ma sa gli altri dove sono? Nelle case e nei giardini, con le loro famiglie.
E il secondo?
E’ il parere che mi diede un giudice alla domanda cosa è la prima cosa che noti quando i cani entrano in ring? La risposta mi è rimasta scolpita, mi disse: l’andatura, l’incedere che evidenzia il carattere.
Potremmo parlare per ore e giorni del Pastore Tedesco, della sua versatilità, della sua affidabilità, di angolature e groppe, di espressione e tipo, della sua struttura morfologica e funzionale, che in un trottatore è espressa, a mio modo di vedere, ottimamente in questa razza.
Ma voglio fermarmi qui.
E ogni qualvolta che ne vedo uno, specie se di quattro o cinque mesi di età mentre trotterella con quella espressione, diciamocelo, anche un po’ buffa quasi a dire: oh, ma queste zampotte vanno proprio da tutte le parti, non posso fare a meno di pensare a quale capolavoro vivente abbia davanti anche se ancora cucciolone, anche se ancora in formazione.
E l’espressione?
Quella è unica e immutabile nei secoli.
Come nella nostra foto.
Grazie di esistere.